BOBOTUS
("Unorthodox behaviour" - TNG)
parte seconda

Riassunto della prima parte:
Una navetta di servizio dell’Enterprise-D con tre uomini a bordo scompare misteriosamente nello spazio. La navetta è stata catturata dai Borg, e il guardiamarina Massahyu, ora chiamato Bobotus dei Borg, attacca l’Enterprise-D col suo Cubo. L’Ambasciatrice Romulana Uilah R'Tanet n'Ehhlih suggerisce una soluzione a Picard.

«Signor Worf» esclamò Picard facendo il segno convenuto per eliminare l’audio dalla comunicazione, affinché potesse consultarsi liberamente col suo equipaggio.
«Di che si tratta?» chiese sospettoso il capitano.
«Ecco, Jean Luc, secondo me dovresti approntare una squadra di ricognizione e tentare un sortita all’interno della nave Borg. Se è vero che una parte della mente del guardiamarina Massahyu sopravvive in Bobotus, forse potremmo riuscire a risvegliare in lui il senso della fedeltà alla nave e al suo capitano; forse possiamo ancora aiutare il Sig. Massahyu a vincere la terribile lotta che il suo spirito sta conducendo per non essere assimilato dai Borg»
Uilah tacque, soddisfatta di sé. Il capitano si fece pensieroso, e come sempre prima di una scelta difficile, si mise ad esaminare mentalmente i rischi e i vantaggi della missione suggeritagli dall’ambasciatrice romulana. Proprio in quel momento Bobotus occupò l’intero schermo e ridendo vistosamente prese a dileggiare gli ufficiali della plancia. Con un arcaico ed inusuale gesto egli si chinò, aprì la tuta Borg e mostrò il suo orrendo posteriore, mettendo ben in evidenza gli impianti di riciclaggio organici che esalavano gas combusti dal suo corpo.
«E quello... cos’è?» Esclamò inorridito Riker.
«Costui si fa beffe di noi!» disse Picard con tono irato.
«Oh mio Dio, è uno spettacolo spaventoso!» disse disgustata il consigliere Troi.
Pyllolla ridendo commentò: «Ecco finalmente la tua vera faccia, e direi che è perfino migliore di quella che mostri abitualmente»
Dopo l’orrido spettacolo, la nave fu scossa dall’ennesimo colpo di phaser emanato dal cubo Borg.
«Data, qual è la situazione?» chiese Picard.
«Capitano, gli scudi sono scesi al 40%, i banchi phaser sono al massimo, è forte il rischio di sovraccarico. Inoltre signore si segnalano fughe dai condotti del plasma nella sala macchine, nei ponti 10-11-15 e nell’hangar navette 4 è disattivato il campo gravitazionale, dalla palestra giungono lamentele per la disfunzione del supporto climatico... non riesco a capire bene, ma qualcuno parla della presenza di pinguini... non sono sicuro che ciò sia possibile, Capitano. Dal bar di prora arrivano lamentele per il servizio e per la qualità di alcune bevande e... Signore, il guardiamarina Matsumoto ha avanzato richiesta di trasferimento, motivandola con la mancanza di tatuaggi a motivi floreali a lui graditi, sulla schiena e sul petto del personale femminile della nave, con particolare riferimento al consigliere Troi, e... »
«Basta così Sig. Data, grazie» lo interruppe secco Picard.
Vedendolo perplesso, Worf sussurrò a Data: «Neppure io capisco il loro umorismo»
«Sig. Worf, a lei il compito di formare e comandare la squadra di ricognizione» ordinò deciso il Capitano.
«Sissignore» rispose con tono marziale il klingon.
«Alé, finalmente un po’ d’azione Jean Luc! Come ai bei tempi della Stargazer, eh, vecchio lupo dello spazio?» disse Uilah tutta contenta.
Il Capitano Picard gelò con lo sguardo l’irriverente ospite romulana, che parve non avvedersene e proseguì con tono di falso dispiacimento: «Beh, non è colpa mia se allora la nave andò danneggiata e dispersa e tu subisti un processo per negligenza condotto dalla tua ex ragazza, Jean-Luc»
Il volto di Picard si fece ancora più truce. La situazione fu salvata dal tenente Worf che si intromise nel discorso:
«Capitano, ho pensato a come dovrebbe essere composta la squadra di ricognizione. Suggerisco la dottoressa Crusher, il tenente Barclay, il consigliere Troi e il tenente Laforge»
«Bene Sig. Worf, approvo la sua scelta. Picard a sala macchine! Sig. Laforge, tenente Barclay, presentatevi alla sala teletrasporto 4! Picard a infermeria, dottoressa Crusher raggiunga il tenente Worf e la squadra di ricognizione al teletrasporto 4!»
«Capitano, qui Laforge, chiedo scusa Signore, ma credo che sia indispensabile la mia presenza in sala macchine in un momento come questo»
«Capitano» intervenne Riker «Credo che Geordi abbia ragione: con la nave sotto attacco e gli scudi e le nostre possibilità offensive fortemente limitate dall’ultima azione dei Borg, abbiamo più bisogno di Laforge in sala macchine»
«Bene, Numero Uno», disse Picard «devo considerare la sua valutazione corretta. Sig. Worf, scelga un altro nome»
Geordi intervenne: «Capitano, col suo permesso vorrei suggerire il Sig. Sooran, valido ufficiale scientifico e prezioso elemento del mio staff»
Laforge aveva in realtà il secondo fine di liberarsi una volta per tutte del nuovo membro vulcaniano del suo staff. Questi era fastidiosamente ben preparato su ogni minimo aspetto scientifico e tecnico che riguardava la sala macchine ed i motori a curvatura. Quel sapientone, pensava Laforge, stava calamitando l’attenzione del personale femminile della sala macchine, facendo fare a lui la figura del babbeo ed irretendo le ragazze più belle, con le quali, nonostante i numerosi ed imbarazzanti tentativi, non era mai riuscito ad avere un appuntamento.
«Sooran... Sooran... Ma chi, quello del chinotto? Il cocco dell’Ammiraglio De Leone?» Picard detestava i raccomandati «Vabbé, d’accordo Geordi, mi fido di lei» disse il Capitano, con una punta di rassegnazione.
Picard guardò il guardiamarina Pyllolla, il quale dopo il vivace scambio di battute con Bobotus se ne stava in piedi in silenzio a fissare lo schermo, dove si poteva vedere il cubo Borg che portava le sue terribili bordate contro l’Enterprise. La nave tremò sotto l’impatto dell’ennesimo colpo inferto agli scudi.
«Rapporto, Data» tuonò Picard.
«Capitano, gli scudi sono scesi al 25% e abbiamo perso i motori a curvatura!» rispose Data.
«Non c’è un minuto da perdere Sig. Worf! Riunisca la squadra, e porti con sé anche il guardiamarina Pyllolla» ordinò perentorio il Capitano.
«Ma... signore!» obiettò il Sig. Worf, per nulla disposto a trascinarsi dietro il borioso nausicano.
«Niente ma tenente, il guardiamarina Pyllolla è l’unico che Bobotus ha mostrato di riconoscere, e dato che è essenziale ai fini della missione che il Sig. Massahyu riacquisti la memoria di sé, il Sig. Pyllolla deve poterlo affrontare»
Pyllolla ruppe in quel momento il suo silenzio e schernì Worf con queste parole: «Non ti preoccupare Worf, se starai dietro di me non ti accadrà nulla, non aver paura»
Worf represse a fatica l’impulso di andare nel suo alloggio, prendere la Bat’leth e mozzare d’un sol colpo la testa al nausicano, solo grazie al rispetto che nutriva per il capitano Picard.
«Andiamo!» comandò Worf, avviandosi al turboelevatore.


Nella sala teletrasporto 4 il raggio trasportatore avvolse la squadra di ricognizione, rimaterializzandola all’interno del cubo Borg.
«Tenente Worf» interloquì Sooran: «Secondo il tricorder la produzione dell’energia della nave Borg è stata spostata al centro del cubo. Le ricordo, signore, che la configurazione delle fonti energetiche Borg che abbiamo finora incontrato è di sistemi di produzione di energia indipendenti e decentrati. A quanto pare questo efficiente metodo è stato qui abbandonato, una scelta del tutto illogica che non credo porterà vantaggio alcuno ai Borg»
«Grazie Sig. Sooran. Consigliere, riesce a percepire dove si trova Bobotus?» disse Worf.
«No, però sento qualcosa che non avevo sentito l’ultima volta che sono stata su una nave Borg. Sento che la coscienza collettiva Borg è confusa, per la prima volta non sa cosa fare, e ne soffre» disse Troi.
«Worf, ricevo i segnali vitali di un nausicano, sono deboli ma persistenti» disse la dottoressa Crusher «Secondo il tricorder, i segnali vitali del guardiamarina Massahyu si trovano all’interno del cubo Borg, all’incirca a ottocento metri a est dalla nostra attuale posizione»
«Signore, sente anche lei questi suoni cupi e rimbombanti?» intervenne il tenente Barclay.
«Sì, sono suoni a bassa frequenza che causano le vibrazioni che sentiamo, ma devono essere trasmessi ad un volume sonoro parecchio alto» confermò Worf.
«Ebbene, che aspettiamo? Andiamo a prendere quell’inconsistente fanfarone intubato» esclamò baldanzoso Pyllolla, avviandosi.
Worf lo bloccò e gli ringhiò sul muso: «Sono io che do gli ordini qui, Sig. Pyllolla! Cerchi di non dimenticarselo, o l’imparerà a sue spese!».


Pochi minuti dopo, la squadra di ricognizione si trovò davanti ad un enorme portale.
«Secondo il tricorder dovremmo trovare Bobotus proprio dietro questa porta. Stranamente siamo riusciti ad arrivare fin qui senza incontrare resistenza da parte dei Borg. Cosa ne pensa Sig. Worf, non sarà una trappola?» affermò perplesso il tenente Barclay.
«Ha ragione, Sig. Barclay, è probabile che ci stiano aspettando, ma anche questo sarebbe insolito per i Borg; nelle nostre precedenti esperienze loro ci hanno ignorato fin quando non costituivamo un pericolo» disse Worf.
«Se ci avessero reputato pericolosi, li avremmo già avuti addosso, non è da loro tendere trappole» affermò con sicurezza Sooran.
«Già, sì, e come no, e perché non ci provano, così gli faccio assimilare questo! » disse Pyllolla accarezzando con voluttà la sua arma d’ordinanza.
«Voi dimenticate come ragiona Bobotus» osservò il consigliere Troi «I suoi schemi mentali sono molto diversi da quelli dei Borg che abbiamo finora incontrato. Per questo la coscienza collettiva dei Borg soffre e si dimostra confusa, quasi non sapesse cosa fare»
«Trappola o no, faremo irruzione. Al mio via io entrerò per primo, tutti gli altri dietro di me. Sig. Sooran, lei mi coprirà » ordinò Worf.

I membri della squadra di ricognizione entrarono con i phaser in pugno all’interno di un’immensa sala, costruita a più livelli, dove ciò che videro li lasciò di stucco dalla sorpresa. In una nuvola di fumo quasi impenetrabile, una musica assordante con le basse frequenze ben in evidenza veniva diffusa per tutto il salone, mentre decine di luci stroboscopiche colorate balenavano dappertutto. Accanto all’ingresso, un gruppo di Borg ballava (incredibile a dirsi) stranamente abbigliato. Sooran, valente storico, affermò che i loro indumenti assomigliavano ad uniformi da lavoro, usate sulla Terra nel XX secolo da alcune categorie professionali. Un Borg era vestito come un poliziotto, un altro come un operaio, un altro ancora come un meccanico e così via. Il martellante ritornello di quella canzone, che rimase nelle orecchie di tutta la squadra di ricognizione ben oltre la durata della missione, faceva: «Ymca oohh ymca...»
Nell’immenso salone altri Borg si aggiravano, variamente affaccendati. Al centro della sala, su un grande palco di forma cubica, le spogliarelliste di Orione, scomparse dalla Base Stellare 63, si esibivano nude in gruppo, per l’osceno piacere di una folla di scalmanati Borg, che come segno di apprezzamento invitavano le ragazze ad unirsi a loro con fischi e suoni cavernosi, risultato di emissione d’aria incontrollata dalla loro bocca. In un altro lato della vasta sala si era organizzata un’autentica bisca, con scommesse, puntate ai dadi, roulette, dabo e poker. Proprio in quel momento, un Borg rovesciò il suo tavolo da gioco e minacciò il suo avversario, ringhiando:
«Cosa credi di fare, 1-di-1? Tu hai barato, lercio lacchè assimilato con scorie organiche! Tu non sei degno di essere un Borg, vieni che ti disassimilo subito!»
A queste parole seguì una breve collutazione tra i due Borg, il più piccolo dei quali schizzò via come una lepre, inseguito dall’altro.
«Tenente Worf, è assurdo, cosa sta succedendo qui?» chiese Barclay, alquanto intimorito.
«Non lo so Sig. Barclay» rispose Worf «Qualunque cosa stia accadendo, pare che i Borg non si siano accorti della nostra presenza, o che non gliene importi molto. Finché non ci notano conviene approffittarne: passeremo tra di loro, e che nessuno faccia nulla. Finché non costituiremo una minaccia non baderanno neppure a noi»
Si inoltrarono così tra i Borg. Nell’immensa folla di esseri cibernetici chiassosi e sconvolti, ve n’erano due che si esibivano in una specie di teatrino vestiti da odalische, facendo la danza del ventre al suono di musiche orientaleggianti, incitati e scherniti dal pubblico.
«Worf» disse la Dottoressa Crusher, «Quei due Borg laggiù hanno un aspetto familiare... Ma sì, sono i tenenti Jonhson e Busincu, sono stati assimilati anche loro!»
«Sì, li vedo, ha ragione, sono proprio loro. E’ probabile che Bobotus non sia lontano, guardiamoci intorno quindi»
«Eccolo, è lui, in fondo davanti a noi» avvertì Pyllolla.
«L’ho visto. Andiamo a prenderlo» ordinò Worf.
Bobotus era immerso nel contemplare la scena della battaglia con l’Enterprise dallo schermo della nave Borg. Egli alternava un sorriso di bieco compiacimento con un abbondante sorso di birra romulana, trafugata evidentemente da qualche avamposto di confine. La squadra gli era giunta assai vicino, quando Bobotus si voltò e li vide:
«Ah... chi abbiamo qui? Come siete arrivati? Beh, non importa, tanto non ci rimarrete a lungo... in vita, intendo»
«Oh, e perché non ci provi?! » disse Pyllolla in tono di sfida.
«O Pyllolla, queste saranno le tue ultime vane parole. Io stesso porrò termine alla tua miseranda esistenza. Sappi che io so che tua madre ti generò col destriero della fattoria di mio padre, dove lei accudiva le bestie, e non solo» rispose irato Bobotus.
«Forse tu ti confondi con la storia della tua famiglia. Tutti sanno che fosti generato da tuo padre, che trasformatosi in giumenta si congiunse con la cavalcatura di mio nonno, e non pago egli cercò poi la compagnia di tutta la mandria» rispose a tono Pyllolla.
«Oh mio Dio, ancora! Oh no!! » disse con tono angosciato il consigliere Troi, coprendosi il volto con le mani.
«Guardiamarina Pyllolla, si faccia da parte, è un ordine!!» tuonò Worf, puntando il phaser. L’arma era stata opportunamente modificata per annullare l’adattabilità dei Borg. Pyllolla si gettò da un lato. Worf prese la mira e sparò, ma fu troppo tardi, giacché Bobotus schivò fulmineo e lanciò contro Worf il grande boccale di birra che teneva in mano, colpendo il klingon sulla spalla destra e facendogli perdere il phaser. In un attimo, rispondendo ad un secco ordine di Bobotus, i Borg circondarono la squadra.
«Sig. Sooran, mi copra le spalle! Mettetevi tutti spalla contro spalla!»
ordinò Worf, mentre estraeva un pugnale klingon, vana difesa contro la preponderanza numerica dei Borg. Oramai si trovavano circondati.
«Signore, siamo accerchiati, cosa facciamo ora?!» chiese Barclay.
«Non ho intenzione di arrendermi Sig. Barclay! La salvezza dell’Enterprise dipende dal nostro successo! » gli rispose Worf con rabbia.
«Già, ma pensare di affrontarli con un pugnale non è granché logico, Sig. Worf» obiettò Sooran.
«Worf, ti prego, non abbiamo nessuna possibilità di andarcene da qui combattendo» disse il Consigliere Troi «La nostra unica speranza è che Massahyu riacquisti la coscienza di sé. Facciamolo parlare, il Sig. Pyllolla deve provare a stimolare la sua memoria, magari facendogli rivivere esperienze passate»
«D’accordo, proviamo. Ha sentito, Sig. Pyllolla?» ordinò Worf.
«Ok capo, già ci penso io, no problem!» rispose spavaldo Pyllolla.
«Vi farò assimilare tutti come droni nel reparto distillazione vodka!» proclamò soddisfatto Bobotus.
«O Bobotus, assimila questo!!». Dette queste parole Pyllolla gonfiò il torace ed emise un terrificante rutto. Dai Borg che li circondavano salì alta un’esclamazione di stupore: «OOOOOOOHHH!!!». Essi non ritenevano un non-assimilato capace di tanto.
Bobotus squadrò Pyllolla e disse: «O Pyllolla, non vorrai certo misurarti con me, mì che tu non mi puoi!»
«E bisticcia, forza, e perché non vieni qui, che ti crepo!» lo sfidò Pyllolla.
Bobotus proruppe in una grassa risata di scherno, sganasciandosi fino alle lacrime. Poi inspirò una gran quantità d’aria ed emise a sua volta uno spaventoso rutto, che echeggiò in tutta la sala, superando il frastuono della musica. I Borg lanciarono urla di entusiasmo ed incitamento per Bobotus, proferendo frasi del tipo: «Aiò, capòttalo! Pungilo! Crepalo! Fagli il mazzo!» ecc. ecc.
Ebbe così inizio una lunga sfida a svariate gare, che venne cantata e celebrata a lungo negli annali della storia nausicana, un po’ meno in quelli della Flotta Stellare...
«È la cosa più pazzesca e disgustosa che abbia mai visto! » commentò la dottoressa Crusher.
«Sì, è vero, però pare che si tengano testa a vicenda» osservò Sooran.
I due duellanti si fronteggiavano, cimentandosi in spaventose ed impressionanti emissioni d’aria dalle fauci, con reciproche osservazioni del tipo: «Col prossimo ti faccio i capelli verdi», «E perché non vieni qui, che con questo ti capotto» ecc. I contendenti si guardarono in faccia e Bobotus disse: «Non sei alla mia altezza, sembri un porco squartato»
Rispose Pyllolla: «Ti umiliai in passato e lo farò ancora, però adesso ho sete, non hai nulla da bere in questo postaccio?»
Bobotus fece portare un immenso recipiente colmo di birra, dando quindi inizio alla gara a chi beveva di più. Furono portati due pantagruelici boccali da quattro litri ciascuno. I due rivali incrociarono lo sguardo, la sfida era stata lanciata. Bobotus afferrò il boccale e lo vuotò con un'unica sorsata, poi apostrofò Pyllolla:
«Ohi, e perché non ci provi a battermi?! Perderai con vergogna, poiché io Bobotus dei Borg ti umilierò, patetico e scadente miscuglio di DNA di scrofa!!»
Pyllolla ribatté: «Disgraziatamente non conobbi mai tua madre, come neanche tu del resto, ma so che ella fu un’apprezzata professionista, richiesta nei postriboli di tutta l’Alleanza Ferengi!»
«Ti riferisci naturalmente alle botteghe in cui facesti apprendistato come ambiguo ed asessuato efebo per il sollazzo dei notabili del posto, da cui mi risulta ricevesti le migliori lodi e referenze per le tue abilità uranistiche. Pyllolla, il tuo vano ciarlare non ti aiuterà nella gara, che peraltro sai di non poter vincere. Vuoi cominciare o te la temi? »
Pyllolla, ghignando malignamente, afferrò il boccale e lo vuotò rumorosamente a sua volta, quindi declamò:
«A chi è che lo hai detto tu? Buffone ciarlatano! Io ti spezzo in due! Perché non tracci?»
L’orrida competizione andò avanti fra bevute, rutti cavernosi, peti pestilenziali e cori di incitamento da parte del folto pubblico di Borg raccoltosi attorno ai contendenti.
Attorno al 32° litro, i caparbi contendenti ancora si fronteggiavano: il possente Bobotus ancora apparentemente in sé, l’altro invece abbondantemente ondeggiante.
«Te l’avevo detto che non mi potevi, o Pyllolla! » disse tronfio Bobotus «Ancora una volta ti vedo scornato ed umiliato, come in quella taverna su Romulus, dove perdesti con la coda fra le gambe contro la balia dei nipotini del Comandante Tomalak! Se non fossi intervenuto in tua difesa, ora saresti schiavo in qualche miniera di argylium!»
«Oh, e perché non ti provi a braccio di ferro?! Ho ancora la forza di farti piangere come una scolaretta! » biascicò Pyllolla in tono fortemente etilico e vagamente rassegnato.
«Perché no? Anche stavolta ti ridurrò ad una scultura di sterco qual tu sei, com’è vero che mi chiamo Mass...» Bobotus si fermò interdetto, quasi smarrito, come uno che sente di aver detto qualcosa di assurdo. Ma un attimo dopo si riprese e rabbiosamente urlò: «Bobotus sono e me ne vanto, testardo come un mulo, adesso prendi i piedi e vattene a...» Il resto della frase si perse nel trambusto generale.
I due avversari si trascinarono ad un tavolaccio, predisponendosi alla tenzone. Mentre i Borg attorno tifavano rumorosamente per il loro capo, Bobotus e Pyllolla davano vita ad una sfida appassionante, paonazzi e sudati in volto ed emettendo orrendi grugniti e parolacce per lo sforzo. Ma mentre Bobotus reggeva benissimo l’immensa quantità d’alcool trangugiata, Pyllolla era palesemente disfatto e si reggeva solo con la forza della disperazione. Tutt’attorno, i Borg avevano cominciato a scommettere cifre in varie valute ed anche in natura, aizzando i contendenti con frasi del tipo:
«E acchiccalo! », «Addobbalo!», «Fallo a strisce!», «Riducilo in coriandoli!», «Millo mì! », «Aiò, che sei cotto!», «1-di-1, levati dai piedi che non è roba per te!», «9... 4... 7... murra!»
Pyllolla cedette di schianto, ignominiosamente sconfitto, mentre Bobotus levava in alto i pugni ruggendo in segno di vittoria, acclamato dai suoi scagnozzi, che lo portarono in trionfo per tutta la sala. Nel frattempo, i membri della squadra di ricognizione si guardavano sconsolati.
«Ok, chi è l’idiota che ha avuto questa brillante idea?» commentò la Dottoressa Crusher.
«Passiamo al piano B, Sig. Worf?» chiese timidamente Sooran.
«QUALE piano B, Sig. Sooran?» fu la risposta del klingon.
«Beh, però, pensandoci bene... il completino Borg, con tutti quegli impiantini cibernetici così carini, mi starebbe da grido, non trovate?» commentò Troi.
«E ora che accidenti facciamo, eh??!!» strillò Barclay, con un tono di voce insolitamente acuto e stridulo, quasi in falsetto. Tutti si voltarono verso di lui e per un attimo nessuno fiatò.
«Non pensavo che celasse una simile personalità, Sig. Barclay» commentò Troi.
«A me non mi assimileranno mai vivo!» ringhiò Worf.
Pyllolla, aprendo a fatica un occhio, gli rispose «...bmfhu...sput... Figurati, testa di grattugia! Non ti vorrebbero neanche regalato!...»
Urlando selvaggiamente, Worf si lanciò contro Pyllolla con l’intenzione di strozzarlo, a stento trattenuto dai suoi compagni.

La squadra di ricognizione al completo fu rinchiusa dentro un’enorme gabbia, per essere esposta al pubblico ludibrio, in attesa che Bobotus, ora chiamato Lord Bobotus il Magnifico, decidesse della loro sorte.
Quando i Borg, dopo molte ore, si stancarono di sbeffeggiarli e tempestarli con lanci di ortaggi marci ed oggetti vari, se ne tornarono ai loro osceni svaghi. Solo uno, che fino allora era rimasto in disparte, si avvicinò incuriosito per osservare ed analizzare gli alieni da vicino. Si trattava di un individuo alto circa 1 metro e 20, magrissimo, con un enorme occhialone da aviatore che sovrastava un altrettanto enorme naso, che sovrastava due assurdi baffetti alla francese. Fu allora che Sooran ebbe un’idea folgorante. Allungate le mani oltre le sbarre, il vulcaniano afferrò saldamente il cranio del minuto Borg e tentò una Fusione Mentale Vulcaniana.
«La tua mente è nella mia mia mente... la mia mente è nella tua mente... la tua mente... ma... ehi... non c’è nulla nella tua mente!!»
Il vulcaniano, sorpreso, tentò il tutto per tutto, e con tutte le sue forze trasmise al Borg un singolo, elementare comando. Un altro Borg, accortosi della cosa, strappò via il compagno dalle mani del vulcaniano, respingendo violentemente Sooran dentro la gabbia, minaccioso. Rivoltosi al piccolo compagno, il Borg più grosso lo apostrofò pesantemente:
«1-di-1, assimilato di scarti!!! Cosa credi di fare, brutto rospaccio insignificante?! Gli alieni appartengono al nostro sublime signore, Lord Bobotus il Magnifico! Non sono certo roba per un catorcio mal programmato e debosciato come te!! Ritirati nel tuo tugurio e stacci!!!»
Detto ciò, gli mollò un calcione nelle terga, scaraventandolo giù per lo scarico dei rifiuti.

Scrostandosi di dosso la melma tecno-organica del pozzo dei rifiuti, 1-di-1 raggiunse mesto e maleodorante la sua postazione, situata nel settore più remoto e desolato dell’intero cubo Borg, adibito a "Ricerche Strategiche ed Elaborazione Tattiche di Manipolazione Socio-culturale", una qualifica puramente burocratica e di nessuna utilità pratica, almeno finora. Un’idea assillante lo tormentava, senza dargli pace. Quasi come in trance, si sedette al suo terminale e trasmise un messaggio con Priorità Uno (massima emergenza). Lord Bobotus aveva proibito qualsiasi comunicazione con l’esterno, ma l’esperto 1-di-1 sapeva come hackerare la rete del Cubo.
Nel frattempo, di sopra, i membri della squadra da sbarco interrogavano Sooran sul significato della sua azione, apparentemente priva di logica.
Worf cominciò: «Sig. Sooran, anch’io odio i Borg, ma la sua è stata una futile bravata, cosa voleva dimostrare, eh?!»
«Ora ci ha messo in pericolo tutti!» aggiunse seccata Crusher.
Barclay disse «Se prima avevamo una flebile speranza, ora non ci rimane nessuna via d’uscita. Sappia che la odierò per questo, Sig. Sooran!»
Troi gli rispose «Sig. Barclay, la vedo un po’ sconvolto, si calmi. Sicuramente l’azione del Sig. Sooran avrà avuto un qualche fine logico... o no?...». L’ultima parte della frase suonò sinistramente dubbiosa.
Sooran alzò un sopracciglio e rispose: «Certo che aveva un fine logico, Consigliere»
«Davvero? E quale?...» chiese timidamente Barclay. Tutti si raccolsero attorno a Sooran incuriositi.
Il giovane vulcaniano spiegò: «Ho eseguito una fusione mentale vulcaniana col Borg, al fine di trasmettergli un unico, semplice comando. Dato che la loro mente è in parte organica, dovrebbe funzionare»
«Sì, ma quale comando?» chiese Worf incuriosito.
«Semplice... gli ho detto di chiamare qui il loro Cubo Madre», rispose tranquillo Sooran.
Per un eterno attimo, tutti ammutolirono, allibiti.
«COOOOOOSAAAAAAA???!!! » esclamarono tutti in coro.
«Ma ti sei bevuto il cervello?!» strillò Barclay terrorizzato, barcollando all’indietro.
«Oddio, allora c’è davvero un’epidemia di Sindrome Irumodica a bordo!» disse disperata Crusher.
«Che altro ci si poteva aspettare da uno col pon-farr alla rovescia?! Depravato!!» strillò Troi.
Worf ringhiò sul muso al vulcaniano: «Giustifichi la sua azione, Tenente! Esigo una spiegazione, ORA!!»
Imperturbabile, Sooran rispose: «Naturalmente, Signore. Ho riflettuto su ciò che ha detto il Consigliere. La Coscienza Collettiva Borg è stata sconvolta da un intervento esogeno, Bobotus. Ho dunque dedotto che per riportare la situazione alla normalità ed uscire da questo colossale pasticcio, occorreva rivolgersi ad una entità che tutti i Borg seguono e a cui devono obbedienza: il Cubo Madre, appunto. Come dicono gli umani, chiodo scaccia chiodo»
«Grumph... Spero PER LEI che abbia ragione, Sig. Sooran, altrimenti quel poco che rimarrà di lei potrà essere assimilato solo da un’ameba Borg», ringhiò minaccioso Worf.
«Pittoresco» osservò fra sé Sooran.


«Cos’è stato?» urlò Lord Bobotus il Magnifico, finito lungo disteso sul pavimento. L’intero cubo veniva scosso violentemente. Un Borg di servizio lo raggiunse ed urlò:
«Mio sublime signore! Siamo stati agganciati da un raggio traente di incredibile potenza!»
«Eeeeh?! A chi?! Quel pallone gonfiato di Picard me la pagherà cara!!!»
«Capo... ehm... non è stato Picard...» mormorò il Borg «Il raggio viene da... un cubo Borg»
Bobotus si precipitò ad un monitor. Alle spalle del suo cubo, ne era comparso un altro, di dimensioni mai viste, quasi doppie rispetto al suo. In quel momento, sullo schermo principale comparve un volto ben noto a tutti i Borg, che li osservava con aria truce... la Regina!
«COSA ACCADE QUI??!! CHI SEI TU CHE HAI FATTO TUTTO QUESTO??!!» tuonò la Regina all’indirizzo di Bobotus.
Bobotus, spavaldo come sempre, rispose: «Ohé, e cosa mi rappresenti TU?! Io sono Lord Bobotus il Magnifico, Signore di tutti i Borg, terrore della galassia e sterminatore dei pavidi!! Il mio nome è scritto a caratteri cubitali nel cuore delle genti che ho sottomesso al mio potere!! La Morte accompagna il mio nome!! Non crederti chissà cosa, tu!!»
Allibita da tanta sfrontatezza, la Regina si infuriò: «Tu hai contaminato la Coscienza Collettiva dei Borg con la tua miserabile natura di essere inferiore! Sei la vergogna della nostra razza! La tua presenza fra noi è un cancro che ho intenzione di estirpare!!!»
«Oooh! E perché non vieni qui? Non temo le tue vuote minacce! Sei solo capace di dare aria ai denti! Regina de che?! Ma ci sei o ti fai?!» rispose Bobotus.
«ORA BASTA!!! Il tuo tempo è finito!!! Si dia inizio alla riconversione!! Liberate i Mastini della Guerra!!»
All’improvviso si teletrasportarono su tutto il cubo centinaia di enormi Borg corazzati e armati fino ai denti, con un simbolo di teschio sull’elmetto, che aggredirono i seguaci di Bobotus riassimilandoli, sia pure a fatica, dato il grado di smarrimento manifestato da essi.
Proprio di fronte al trono di Bobotus si materializzarono una cinquantina di Mastini della Guerra, grandi e grossi come armadi, che gli si scagliarono addosso. Ebbe così inizio una violenta rissa. Bobotus si battè come una tigre ferita, abbattendo numerosi aggressori, ma alla fine il numero prevalse e i Mastini della Guerra lo immobilizzarono, legandolo come un salame.
La Regina Borg in persona presiedette alle operazioni di riconversione del cubo e dei suoi occupanti. I Borg irretiti da Bobotus furono riassimilati uno per uno senza troppi complimenti, mediante generose inoculazioni di naniti. Quelli fatti prigionieri da lui (le ballerine di Orione ed i tenenti Johnson e Busincu) furono invece privati di tutti gli innesti bionici e restituiti alla loro umanità, per essere infine rinchiusi dentro la gabbia, in compagnia della squadra di ricognizione. Tutte le attrezzature, le riserve di bevande alcooliche, i costumi e le suppellettili trafugate furono ammassate al centro della sala. Qualche ora più tardi, quando il più era fatto, la Regina volle occuparsi personalmente di Bobotus.
«Ora subirai le conseguenze della mia ira! Il tuo destino è segnato, lercio impostore!!» disse la Regina minacciosa.
«E cosa credi, di farmi paura, vecchio catorcio non catalizzato? Sei obsoleta, vai e ritirati dal rottamaio, che ci sono gli incentivi!»
Bobotus non aveva perso spavalderia e sarcasmo.
Con un ghigno mefistofelico, la Regina fece un cenno ai suoi, ed una squadra di tecnici attorniò Bobotus, cominciando a staccargli gli impianti bionici, uno per uno. L’operazione doveva essere piuttosto dolorosa, perché Bobotus strillava ed inveiva contro i suoi aguzzini, urlando:
«Lasciatemi, eretici!! Io sono l’eccelso Lord Bobotus il Magnifico, signore di tutte le galassie! Osate rivoltarvi contro il vostro creatore?! Possiate giacere in eterno nelle discariche di Tucurutai!!»
I Borg continuavano l’operazione, efficienti ed impassibili.
«Oooh! Io sono Bobotus, HO DETTO!!... Io sono Bobotus... Io sono Bossahyu... Io sono Bottarigus... Bebetus... Mabotus... IO SONO MASSAHYU!!!!»
La sua mente nausicana ricominciava ad affiorare.
«Io sono Massahyu, il più grande guerriero di tutta la galassia! Mio è l’onore e la gloria! Io che ridussi in povertà Zek, il Grande Nagus dei Ferengi, dopo averlo ripulito a Dabo! Io che con un braccio solo umiliai Gowron, quel debole smidollato, che alla fine pianse come un vile Pakled! Non gli servì essere armato! Io che da solo sgominai un intero stormo di Jem’Hadar, quei tronfi pagliacci vanagloriosi e drogati! Alla fine mi furono utili per ripulire con la lingua i servizi igienici della mia nave! Io che umiliai il Capitano Sisko di DS9, giacendo con tutte le donne della sua base e lasciando lui a secco! Qualcuna alla fine gliela cedetti per pura pietà, non più così integra, naturalmente! Io che...»
A quel punto, uno dei Borg gli staccò l’ultima spina, e Massahyu stramazzò privo di sensi.

Solo uno dei Borg di Massahyu non fu riassimilato, perché non ce n’era bisogno. Anzi, la Regina lo volle accanto a sé sul ponte, lodandolo pubblicamente per la sua lealtà alla Collettività Borg:
«1-di-1, tesoooro! Lo sai che sei proprio cariiino? Ti hanno fatto tanto soffrire quei cattivacci, vero? Ma ora avrai un premio per la tua onestà. Da questo momento ti nomino temporaneamente Comandante di questo Cubo, almeno fino al ritorno nel nostro quadrante. So che non deluderai la mamma, bel ciccino...»
La Regina gli diede un bacione sulla fronte e 1-di-1 si sedette al posto di comando, tutto gongolante.


La squadra di ricognizione al gran completo, con Massahyu, i tenenti Johnson e Busincu, le ballerine di Orione e tutta la roba razziata da Bobotus, furono teletrasportati in un colpo solo nella stiva di carico principale dell’Enterprise, preventivamente avvertita dai Borg. Un plotone di tecnici di bordo, tutti tirati a lustro, si precipitarono sgomitando a soccorrere le spaurite ballerine di Orione, alle quali i Borg non si erano curati di restituire i vestiti. Incazzata come una belva, la Dottoressa Crusher li cacciò via tutti in malo modo, tirandogli dietro vari oggetti contundenti. Aveva pregato i Borg che le donne fossero trasferite in infermeria e non nella stiva, ma evidentemente se n’erano fregati.

In plancia, Sooran fu accolto come un eroe. Tutti lodavano la geniale idea che aveva avuto e gli facevano i complimenti.
Picard cominciò: «Magnifica azione, Tenente Sooran! Ammetto che l’avevo sottovalutata, sa com’è, la credevo il solito cocco-di-mamma raccomandato, ma lei mi ha fatto ricredere! Lei è un elemento prezioso per la Flotta Stellare e sono certo che farà una grande carriera!»
Uilah aggiunse raggiante: «Non male per un sangueverde dalle orecchie a punta, eh, Jean-Luc? Peccato che sia solo un vulcaniano e non un romulano, ma non si può avere tutto!»
Riker intervenne: «A proposito Tenente, lei che se ne intende, ci sarebbe l’acquario del mio alloggio che fa i capricci, se potesse darci un’occhiata...»
Data gli strinse vigorosamente la mano e commentò: «Tenente, trovo estremamente affascinante la sua logica dell’illogico-logico, cioè del compiere un’azione illogica per il fine logico di risolvere una situazione illogica, e mi chiedevo se...»
Troi lo interruppe, prese sottobraccio Sooran e disse: «Io mi chiedevo se potremmo trovarci nel mio alloggio più tardi... sa, sono incuriosita dalla faccenda del pon-farr alla rovescia e vorrei approfondire...»

Nel frattempo, da qualche parte in sala macchine, Geordi Laforge piangeva sommessamente.


Mentre Sooran si godeva il suo momento di gloria, gli uomini della Sicurezza, comandati da Worf, scaricarono di peso Massahyu e il suo compare Pyllolla in plancia, ai piedi di Picard. Massahyu, ancora intontito, aprì gli occhi, e nel vedere Picard esclamò: «Babbo!»
Picard, glaciale, esclamò: «Sig. Worf, il suo phaser, prego! Regolato a uccidere!»
«Con piacere, Signore...» assentì Worf.
Uilah si accostò a Picard ed intervenne appena in tempo a favore dei nausicani: «Jean-Luc, vecchio filibustiere, ci conosciamo da una vita. Non posso credere che tu covi rancore nei confronti di questi due bravi ragazzi. Sai che essi ti rispettano e ti stimano, morirebbero al tuo comando, la sola mancanza della tua stima li ucciderebbe. Perciò sii magnanimo con loro. Puniscili pure con fermezza, ma senza inutile crudeltà»
«D’accordo, niente crudeltà, te lo prometto» acconsentì il Capitano, sornione.
Picard, con un sorriso satanico stampato in volto, si voltò verso i due nausicani e col dito fece loro cenno di avvicinarsi.


Epilogo:

Rinchiusi nelle tute spaziali, Massahyu e Pyllolla uscirono sullo scafo dell’Enterprise. Il portello si richiuse alle loro spalle, lasciandoli soli a contemplare l’immensità dell’universo.
«Senti Massahyu, capisco che il Capitano ce l’abbia con te per quanto è successo, anche se non so proprio cosa c’entro io. Capisco che ci abbia assegnato come punizione un duro lavoro di fatica. Capisco anche che dopo tanti mesi nello spazio bisogna scrostare lo scafo della nave dai residui barionici» disse Pyllolla all’amico «Ma quello che non capisco è: perché il furiere ci ha consegnato questa cassa di spazzolini da denti? »
«Zitto e strofina» rispose Massahyu.

The End




Scritto dai seguenti esseri - Written by the following beings

  • Giuseppe Ruiu aka "Saduk" 4094-A

  • Antonio Porcu aka "Sirbon" 2481-A

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